«Creation» rappresenta la lotta per la sopravvivenza anche in un mondo ostile, ma anche la forza della vita in tutta la sua potenza: è questa la fotografia scattata dal biologo francese e fotografo subacqueo Laurent Ballesta che ha appena vinto il Grand Title al Wildlife Photographer of the Year, il più importante concorso dedicato alle foto naturalistiche, organizzato dal Museo di Storia Naturale di Londra.
L’opera rappresenta alcune cernie che nuotano in una nuvola di uova e sperma nel corso della loro deposizione a Fakarava, Polinesia francese. La fotografia è il risultato di oltre cinque ani di appostamenti nel periodo della deposizione delle uova da parte delle cernie che vicono libere in una delle poche riserve marine rimaste
Rosamund “Roz” Kidman, presidente della giuria, nonché scrittrice e giornalista, ha commentato: «L’immagine è sorprendente, energica e intrigante e ha una bellezza ultraterrena». Doug Gurr, direttore del Museo di storia naturale, ha proseguito: «La creazione di Laurent Ballesta è un avvincente promemoria di ciò che possiamo perdere».
Un ragno intrappolato in una tenda è lo scatto di un bambino di 10 anni di Bengaluru, in India, Vidyun R Hebbar che si è aggiudicato l’altro ambito premio del concorso,** Young Wildlife Photographer**,
La sua immagine e quella di Ballesta sono state selezionate tra 50 mila provenienti da 95 paesi, tra le quali la giuria – come sempre in base a originalità, narrativa, tecnica – ha scelto anche un vincitore per ciascuna delle 19 categorie in gara che raccontano delle meraviglie del mondo animale ma anche dei pericoli che corrono a causa del riscaldamento globale.
Le immagini – che sono in tutto 100 – saranno in mostra al Museo di Storia Naturale dal 15 ottobre, prima di fare un tour nel Regno Unito e negli altri Paesi del mondo. Dal 18 ottobre sarà possibile iscriversi all’edizione del concorso del prossimo anno. Info su www.nhm.ac.uk
Tra tutte le foto in concorso ci piace segnalare la foto scattata da una fototrappola posizionata da Zack Clothier intitolata “Grizzly leftovers”