Clic, clic, clic. Sono come tante fotografie i pensieri e i ricordi che raccontano la sua vita. Attraverso questi “scatti” la voce narrante ricostruisce la biografia insolita di Vivian Maier, che oggi è considerata una importante fotografa ma che ha vissuto quasi tutta la vita in completo anonimato.
Vivian (che è scomparsa nel 2009 a 83 anni) infatti si guadagnava da vivere come bambinaia a Chicago e nel tempo libero fotografava ambienti, persone, dettagli.
Migliaia e migliaia di scatti che sono stati trovati per caso dopo la sua morte e che raccontano la vita comune del secondo dopoguerra. L’originalità di questa biografia (Vivian, pubblicata da Chiarelettere) sta proprio nell’usare l’escamotage della fotografa (che spesso riprendeva i passanti di nascosto e che aveva fatto dell sua “invisibilità” uno strumento artistico) per cogliere l’essenza dei suoi soggetti.
Un modo leggero, quello trovato dalla scrittrice danese, per far conoscere la biografia di una donna dai pensieri non certo banali: «Una volta credevo che solitudine significasse potermene stare in pace, ora so cosa significa: non c’è quasi più nessuno che mi conosca solo un po’».