DUE FOTOGRAFI ITALIANI ALLA CORTE DI ALAN FRIEDMAN

Renata Busettini, nata a Milano nel 1964 e trasferita a Torino agli inizi degli anni ’80 riporta di se stessa sul proprio sito web. “Ho avuto la grande fortuna di viaggiare moltissimo e la fotografia è sempre stata una mia buona compagna di viaggio ed ad ogni ritorno ero carica di nuove esperienze e di tanti rullini di foto ricordo. La mia passione per i viaggi non è cambiata ma il viaggio non è più motivo per fotografare, la fotografia è diventata il motivo per viaggiare. E così le foto ricordo hanno lasciato spazio a progetti fotografici raccontati per

immagini e parole”.  Fotografa dilettante, o meglio, non professionista, ha incontrato Max Ferrero e con lui sono nati diversi progetti.Max Ferrero rivela :«Decisi che sarei diventato un fotografo da piccolo, osservando mio padre maneggiare con cura la vecchia reflex: il suo spirito era leggero, gioviale». Inizia con questo ricordo la passione per la fotografia di Max Ferrero, 52 anni, torinese. Diplomato in Arti fotografiche, esordisce nel 1985 con il reportage sul carcere minorile Ferrante Aporti che pubblica nel libro Che ci faccio qui dentro. «Da quell’esperienza è nato il mio interesse per il reportage a sfondo sociale: immergermi nei fatti, comprenderli, raccontarli con le immagini».

Tra i molti progetti fotografici, Busettini e Ferrero hanno iniziato a viaggiare in lungo e in largo per l’America di Trump immortalando con degli scatti irripetibili la condizione della gente che vive nelle periferie e nei posti più isolati degli Stati Uniti e che tante speranze avevano riposto in Trump e nella sua amministrazione.

Così per quattro anni hanno trascorso le loro “vacanze” girando gli States raccontando per immagini i sentimenti ed il cuore della gente americana, dei bianchi come delle minoranze colorate, dei sostenitori dell’autodifesa e dei pacifisti, dei senzatetto che vivono nel sottosuolo delle città così come chi vive nei quartieri più ricchi.

Il progetto nato senza uno scopo preciso se non quello di documentare ciò che i due fotografi italiani vedevano, si è poi evoluto nell’ipotesi di una mostra ed infine in un fotolibro dal titolo America Fi(r)st, dove  First assume il doppio significato, quello di primo, legato allo slogan di Trump e First che sta per pugno. Quindi prima l’America, ma anche un pugno all’America.

Il lavoro di Busettini e di Ferrero, si è rivelato estremamente dettagliato e profondo da indurre Alan Friedman, il noto giornalista americano, a curare le didascalie delle foto, fatto eccezionale per il personaggio.

Il fotolibro, vivamente consigliato sia per lo studio della tecnica fotografica, sia per il valore delle fotografie, sia per il valore anche politico e di denuncia che assume è reperibile nelle migliori librerie o su internet per una ventina di euro circa, un prezzo del tutto accessibile e che sicuramente non rispecchia il valore del lavoro fatto da Ferrero e Busettini che è nettamente superiore.

Le fotografie immortalano i sentimenti di un popolo, quello americano, che aveva riposto tante speranze in Trump e nella sua visione politica, illudendosi che le cose potessero cambiare e migliorare, che ha visto deluse le proprie aspettative e che infine vivono la rassegnazione di uno status quo che non dà prospettive.

«Donald Trump oggi è il trauma condiviso e collettivo dell’America. Un incubo nazionale, un autoritario, un oppositore dittatoriale della democrazia liberale, un aspirante Mussolini americano. Il suo regime a Washington, tra gennaio 2017 e gennaio 2021, sebbene durato solo quattro anni, lascerà cicatrici durature nel tessuto della società americana, nelle nostre istituzioni e norme democratiche e valori, nel nostro sistema giudiziario, nei rapporti razziali, nei diritti civili. Ci vorranno almeno una o due generazioni per riparare parte del danno che Trump ha arrecato all’America. […] Trump ha scatenato tutti i nostri demoni, tutti i cattivi istinti, tutto l’odio, tutta la rabbia. Trump è un cancro sulla superficie dell’America, un pericolo chiaro e presente per la nostra sicurezza nazionale, una minaccia per le nostre istituzioni democratiche, un avventuriero corrotto, ignorante e malvagio. […] Questo è la premessa del perché sono così entusiasta di questo libro di fotografie. Penso che sia la perfetta illustrazione visiva dell’America di Trump, così ben eseguita che è quasi straziante. La capacità di catturare l’anima di una nazione nella fotografia è un’idea che mi ha sempre affascinato. Renata Busettini e Max Ferrero l’hanno fatto. Sono andati lì. Sono andati fino in fondo».
Alan Friedman

Ecco alcune delle foto che troverete all’interno del fotolibro.

 

 

 

 

 

 

 

 

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